Euro, ripresa macroarea sempre più debole e incerta

Salvo sorprese, il Pil dell’Eurozona dovrebbe crescere di 1,7% nel biennio 2016-17, contro l’1,5% del 2015. Salvo sorprese, appunto: i rischi per lo scenario di crescita della produzione interna lorda dell’area si sono spostati notevolmente verso il basso, e non è affatto escluso che presto si debbano prendere appositi provvedimenti di revisione (appunto, al ribasso) di tali auspici.

Lo scenario è d’altronde ben noto: le condizioni finanziarie sono diventate più restrittive nella zona euro, sia per la reazione dei mercati all’annuncio delle misure della Banca centrale europea di dicembre, sia per effetto della pesante correzione dei corsi azionari sulla scia della borsa cinese.

E così, mentre la Bce valutava che la ripresa sarebbe continuata nel 2016 anche per effetto di condizioni finanziarie più accomodanti nell’area euro, a loro volta determinate dal calo dei rendimenti a breve termine dopo la riunione di fine ottobre, è anche vero che su tali livelli non si è praticamente più tornati, e che sembrano essere incrementati – nel contempo – i rischi verso il basso per la crescita provenienti dallo scenario internazionale.

Appare notevolmente chiaro come oggi il quadro geopolitico si più complicato di quanto appariva un semestre fa, con le prospettive di crescita degli emergenti sempre più incerte, e la Cina che diviene una crescente fonte di preoccupazione. È dunque probabile che la domanda internazionale rivolta alla zona euro faccia peggio nel 2016 rispetto alle stime Bce di dicembre (2,7% nel 2016 da -0,2% del 2015). Si noti altresì, in conclusione, che i verbali della riunione Bce di inizio segnalavano ancora una volta rischi dagli emergenti anche a fronte di segnali di stabilizzazione di alcuni indicatori, per timori dunque non certamente nuovi, ma che si stanno concretizzando in realtà a seguito delle evoluzioni intervenute nel corso dei tempi più recenti.

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