Borsa italiana, fuga dalle Ipo

sisalDoveva essere la grande stagione delle Ipo e, invece, potrebbe essere ricordata come la stagione delle “rinunce“. Ci riferiamo naturalmente alla scelta di alcune società di rinviare (o abbandonare) il progetto di quotarsi in Borsa, con decisioni a volte repentine, e a volte preannunciate. In ordine cronologico, l’ultima società a rinunciare alla quotazione è l’attesa Sisal, attiva nel settore dei giochi e delle scommesse, che ha di fatto dato l’addio (o arrivederci) al collocamento a Piazza Affari. La motivazione? I mercati finanziari non stanno offrendo le condizioni sufficienti per una simile transazione. “Sisal Group e Gaming Invest” – afferma la nota ufficiale – d’intesa con Deutsche Bank e Ubs, in qualità di coordinatori dell’offerta globale di vendita e sottoscrizione, annunciano di aver deciso di procedere al ritiro integrale dell’offerta globale, in assenza delle condizioni per concludere in maniera soddisfacente la quotazione in borsa di Sisal Group a seguito della sfavorevole situazioni del mercato mobiliare domestico e internazionale”. Ancora prima era stata la Rottapharm a fare un corposo passo indietro, ritirando all’ultimo momento l’offerta che avrebbe dovuto portarla in Borsa. Anche in questo caso, la nota ufficiale della società faceva riferimento al fatto che non si fossero formate le condizioni per un’operazione che rispecchiasse il valore intrinseco della società. Condizioni che – prosegue la nota della società farmaceutica della famiglia Rovati – “hanno determinato un repentino cambiamento nelle aspettative degli investitori sugli assets europei e in particolare dell’Europa Meridionale”. Ipo a parte, la farmaceutica ha poi affermato che proseguirà il proprio percorso di crescita, di innovazione e di creazione di valore, “sulla base di un chiaro e definito indirizzo strategico, supportato dalla sua comprovata solidità patrimoniale e dalla sua elevata capacità finanziaria e reddituale”. Ricordiamo che l’Ipo Rottapharm avrebbe dovuto concludersi lo scorso giovedì, con un flottante tra il 25% e il 34,5% del capitale, e una valorizzazione della società compresa tra 1,45 miliardi e 1,8 miliardi di euro. Le operazioni potrebbero essere solamente rinviate in un futuro che – scommettiamo – non sarà comunque di brevissimo termine.

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