Derivati Milano, a pagare è il Comune

derivatiLa sentenza di Appello sul caso Derivati Milano è pesantissima, e le incidenze negative sembrano essere tutte all’interno della sfera del Comune lombardo. I giudici hanno infatti assolto le quattro banche (Ubs, Detusche Bank, Depfa e Jp Morgan) dall’accusa di aver truffato il comune di Milano vendendogli dei contratti derivati legati a un bond da 1,6 miliardi di euro, facendo ricadere tutte le sostanziali responsabilità sulla municipalità lombarda.

In particolare – afferma la Corte d’Appello – la sentenza dovrà essere riformata perché “i reati di truffa non sussistono per carenza congenita di tutti gli elementi costitutivi”. In altri termini, i giudici hanno definito di sostanziale incompetenza il ruolo svolto dai sindaci, che hanno voluto procedere al compimento di operazioni finanziarie evidentemente complesse, salvo poi domandare alle stesse banche venditrici di comportarsi come consulenti indipendenti. In parole ancora più esplicite, il Comune avrebbe sottoscritto contratti che non avrebbe pienamente compreso, domandando poi un aiuto alle stesse banche collocatrici.

Un evento straordinariamente grave, poichè – sottolineano i giudici nelle loro motivazioni – “non sarebbe dovuto accadere che un Ente territoriale, e non un minuscolo Comune di periferica provincia bensì il cuore economico pulsante della Nazione, affiancato da uno Studio legale di grande prestigio per la componente tecnica giuridica giungesse al perfezionamento dell’operazione in strumenti finanziari (collegata all’emissione del bond) del giugno 2005 senza il supporto e l’ausilio di un advisor indipendente per la componente economico-finanziaria (che esulava dalla competenza strettamente legale) e vi giungesse consapevole, per libera scelta, nella più che legittima convinzione di avere al proprio interno professionalità all’altezza dell’arduo compito per poi prospettare – contro ogni logica giuridica ma anche d’elementare buon senso – che il ruolo di consulente ‘indipendente e di fatto’ lo dovesse svolgere la controparte negoziale. Allo scopo di accampare infedeltà contrattuali, conflitti di interesse ed invocare tutele e affidamento prive di ogni costrutto”.

In altre parole, prosegue la sentenza dei giudici, “non può pretendersi di accollare l’incarico di consulenza alla controparte contrattuale magari a titolo gratuito e non v’è alcun obbligo per gli amministratori di un Ente pubblico di accedere a tutti i costi al mercato dei capitali; v’è il preciso dovere di non scommettere con il denaro dei cittadini/contribuenti facendo loro assumere rischi dannosi ed inutili e, soprattutto, v’è il dovere giuridico e deontologico di giungere attrezzati ed informati al compimento di ogni atto amministrativo che presupponga sconfinamenti in materie complesse e di non proprio quotidiano maneggio”.

Non solo: per i giudici, nella loro sentenza, la finanza strutturata e i derivati sarebbero stati visti come un’opportunità di facile quadratura dei bilanci, con una interpretazione discutibile sulla verità dei fatti…

Foto by Alan Cleaver (Flickr)

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